Leonov, astronauta russo a Terni: città in festa

Leonov
L’astronauta russo Alexiei Leonov in piazza del Popolo a Terni

Secondo i piani dell’agenzia spaziale sovietica avrebbe dovuto essere lui, il colonnello Alexei Leonov, il primo uomo a mettervi il piede. Ma nella guerra – tutta propagandistica – della conquista della Luna vinsero gli americani. Ed i russi rinunciarono. Roba di poche settimane, sembra, però toccò a Neil Armstrong di passare alla storia come il primo terrestre a lasciare l’impronta del proprio stivale sulla Luna e non ad un astronauta sovietico. Come la prese Leonov non si sa, ma certo che l’Urss ci aveva perso di prestigio. Anche se lui, Leonov, ebbe le sue belle soddisfazioni, specilamente dopo che divenne il primo “pedone dello spazio”, il primo uomo ad uscire da un’astronave mentre era in orbita, dimostrando così che era possibile sopravvivere, ovviamente coi dovuti “accorgimenti” all’esterno di un modulo spaziale. Leonov, nel marzo 1965, uscì dall’astronave russa “Voskhod 2” mentre era in orbita e fece una “passeggiata” nello spazio: 12 minuti e 9 secondi. Ed White e la “Gemini 4”, l’impresa la ripettero, ma tre mesi dopo.
L’Urss, impegnata nella corsa alla conquista dello spazio, pensò bene di valorizzare e sfruttare la condizione di temporaneo vantaggio sugli americani della Nasa, mandando in giro per il mondo – laddove era possibile – i suoi astronauti di maggiore “appeal”.
Fu così che alla fine di ottobre del 1967 Terni si mise in ghingheri e piattini per ricevere e festeggiare un grande della cosmonautica targata Cccp. Quel giorno – il 29 ottobre – a Terni arrivava proprio Alexei Leonov il quale, in attesa di mettere il piede sulla luna lo metteva, intanto, a piazza del Popolo, come si chiamava allora l’odierna piazza della Repubblica. Ma siccome però a Terni arrivava con mezzi terrestri – l’automobile – dovette fare i conti col traffico ed hai voglia ad aspettare! Atteso alle 10 e mezza al Teatro Verdi per essere ricevuto davanti ad una platea affollata e pronta ad osannarlo, arrivò intorno all’una, insieme alla moglie e ad un personaggio dall’aria cupa che nascondeva il taglio degli occhi dietro un paio di lenti scurissime. Attentissimo, si faceva tradurre da due interpreti tutto ciò che si diceva. Chi fosse non si sa, visto che nelle cronache del tempo non viene nemmeno menzionato.
Ad attendere Leonov c’erano, nonostante la lunga attesa, il sorriso a quarantaquattro denti degli amministratori comunali e provinciali, il prefetto, il provveditore agli studi… Ed ovviamente la folla di cittadini, i quali s’erano nel frattempo trasferiti dal Verdi alla piazza, sotto la pioggia. Leonov, fu accompagnato, per la cerimonia ufficiale, nell’aula del consiglio comunale, la cui sede era la Sala Farini dell’odierna biblioteca comunale.
Il sindaco Ezio Ottaviani «ha porto il saluto della città esaltando l’impresa pacifica del colonnello Leonov e formulando l’augurio di sempre nuove conquiste per il benessere e la pace dei popoli». Il discorso più appassionato fu quello di Dante Sotgiu, che di lì a poco sarebbe diventato sindaco al posto di Ottaviani, nelle vesti di presidente del comitato provinciale dell’associazione Italia-Urss, che aveva ufficialmente promosso l’incontro. Sotgiu esaltò il «rinnovato impulso che alla cultura ed alla scienza è derivato dalla Rivoluzione Sovietica… con la quale si è operata una radicale trasformazione che ha segnato l’inizio di un’epoca nuova e apre prospettive di sempre più esaltanti imprese, di nuovi trionfi, non sui campi di battaglia, ma nei campi della scienza e del sapere».
Anche l’astronauta disse alcune parole, ricordando i successi dell’Unione Sovietica, di cui quelli relativi all’attività spaziale erano solo una piccola parte; parlò della pace, del rispetto e della simoatia dell’»Urss per i popoli in lotta per la libertà e concluse con una “tirata” che finì con la frase “giù le mani dal Vietnam”
Sicuramente dietro le spesse lenti scure del funzionario sovietico “di scorta” sarà spuntata qualche lacrimuccia. Leonov ringraziò per gli applausi, strinse calorosamente la mano agli oratori che lo avevano preceduto. Poi i doni e l’”affaccio” al balcone del palazzo municipale «accolto da ripetuti applausi dei cittadini in attesa». Quindi tutti a pranzo, offerto dall’amministrazione provinciale di Terni. Dopo pranzo la “classica” visita alla Cascata delle Marmore e quindi via per Spoleto. Anche lì Leonov era atteso con trepidazione. Altra cerimonia, altri discorsi, altri doni e strette di mano. E quindi a cena. Una faticaccia, per lui, quella tournée.

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