La nevicata del ’56 in Umbria

cascia sotto la neve

 

13 marzo 1956

Non erano proprio i giorni della “grande nevicata del ‘56”, quella passata alla storia, diventata proverbiale, tema anche di esercitazione canore e letterarie. Quella si verificò nel mese di febbraio. Ma a metà marzo, però, ci fu una seconda ondata e la situazione divenne nuovamente difficoltosa. In umbria fu, semmai, questa seconda la “grande nevicata” di quell’anno. Tutto (ri)cominciò proprio intorno al 10 marzo, con temperature polari e abbondanti nevicate nel centro e soprattutto nel sud dell’Italia. Poi la perturbazione cominciò a risalire anche verso il nord.
Quando volte s’era visto che in Sicilia il termometro finisse sotto zero? Successe a Catania (meno 1) per non parlare di Enna (meno 5). E non è che tutto passò in poche ore, si andò avanti per giorni, con disagi in tutta Italia, ma specialmente nel centro sud: autobus bloccati nel Napoletano con centinaia di passeggeri, un treno con 130 persone rimase fermo in mezzo all campagne nel Viterbese, Pietro Nenni (per i giornali era comunque una notizia) costretto a star fermo per ore sull’Appia mentre era in viaggio per Formia.
Nei giorni appresso rimasero bloccati, in Liguria, anche alcuni autobus affollati di sportivi che erano andati a San Remo ad assistere alla corsa ciclistica, perché una settimana dopo (ormai siamo intorno al 20 marzo) ancora continuava a nevicare.
E in Umbria? Il 10 marzo a Spoleto nevicava per l’undicesima volta in poco più di un mese, venti centimetri di neve; trenta sul passo della Somma coi disagi che è possibile immaginare. In Valnerina situazione ancora più complicata, e non sui monti, ma anche più in basso. Mezzo metro di breve coprì tutta la zona tra Norcia e Sant’Anatolia di Narco. Trenta centimetri a Foligno e Perugia. Le comunicazioni tra Umbria e Marche andarono in tilt per alcuni giorni: interrotta la Flaminia non transitabile da Nocera Umbra fino a Sigillo; interrotta anche la strada tra Casenove e Colfiorito, mentre la strada della Valnerina era, appunto, sotto  mezzo metro di neve. A Monteleone di Spoleto andà bene ad un cacciatore, Primo B., il quale fu premiato con diecimila lire: a fucilate aveva ucciso due lupi. Ma allora non erano ancora una specie protetta.

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