La Cgil denuncia: a Narni e Amelia ospedali declassati a favore della sanità privata

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L’ospedale di Narni

“Non possiamo accettare la presenza di ospedali, ridotti solo a contenitori vuoti o ad operazioni di facciata per scopi politici elettorali la politica e i sindaci in primis, per le responsabilità che hanno anche e soprattutto sulla sanità, si impegnino affinché i servizi siano potenziati, in termini di risorse umane, strumentali”. E’ la Cgil Funzione Pubblica a prendere decisamente posizione. Il riferimento  e agli ex pronto soccorso di Narni e Amelia, “oggi declassati a punti di primo intervento”, spiega Giorgio Lucci, segretario generale della Fp Cgil di Terni.

“Più volte siamo intervenuti – aggiunge Lucci – sui rischi di un “depotenziamento” della sanità nella parte sud dell’Umbria, evidenziando come la mancanza di personale, le lunghe liste di attesa, e le strutture fatiscenti stiano determinando una sensibile riduzione dei servizi socio-sanitari, ed una deriva sempre più evidente verso la sanità privata”.

A causa della pandemia – spiega il sindacato – nei primi mesi del 2020 i Pronto Soccorso furono chiusi, per limitare le occasioni di contagio, con il risultato di intasare il Pronto Soccorso dell’ospedale di Terni e di creare ulteriori disagi ai cittadini del territorio Narnese-Amerino.Dopo numerosi solleciti e pressioni dei cittadini e anche del nostro sindacato – continua Lucci – le strutture sono state riaperte con una missione ridotta a ‘punti di primo intervento’ dove possono essere assistiti esclusivamente i codici bianchi e verdi. Se ciò non bastasse, è notizia di questi giorni che in queste strutture non sono più presenti medici strutturati e dedicati in modo esclusivo al soccorso, ma vengono utilizzati, alla bisogna, dei medici presenti negli ospedali, già impegnati nei reparti di degenza, che a causa di questa ulteriore incombenza non possono garantire la continuità assistenziale”.

Per la Fp Cgil l‘ipotesi della costruzione di un nuovo ospedale, che il sindacato ha sempre sostenuto, “non può essere un alibi per non investire in queste strutture e per non garantire ai cittadini il diritto di avere un servizio sanitario moderno ed efficiente.