“Invochiamo un atto di responsabilità da parte di ACEA nel ritiro dell’istanza”. Lo scrivono il sindaco Leonardo Latini e l’assessore all’ambiente Benedetta Salvati, in una nota a firma congiunta inviata alla Regione Umbria, all’Auri e al gestore dell’impianto di incenerimento di Maratta, in riferimento all’istanza presentata da ACEA di implementazione dei rifiuti destinati allo smaltimento nell’inceneritore, provenienti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani”.
Comincia così, con la richiesta di una presa di coscienza e della richiesta ad Acea di soprassedere rispetto all’intenzione di diversificare, seppur limitatamente a trentamila tonnellate, la tipologia dei rifiuti da utilizzare nell’impianto di termovalorizzazione (comer lo chiama Acea) o nell’inceneritore se ne parlano tutti gli altri.
Che vuol fare Acea? In sostanza: non aumentare la quantità di riifiuti inceneriti, ma dice Acea “non pericolosi”, che resteranno centomila tonnellate l’anno, ma appunto variarne la tipologia “con particolare riferimento ai flussi provenienti dai siti di recupero di materia prossimi all’impianto di termovalorizzazione con una proporzionale riduzione del traffico veicolare di medie e lunga percorrenza”. Secondo Acea, così come scritto nelle relazione che accompagna il procedimento di VIA, si tratta di un progetto che “consentirà di ridurre gli impatti ambientali sul territorio di riferimento e può determinare ricadute in termini di mancato ricorso allo smaltimento in discarica e di supporto al sistema della raccolta differenziata”. Il tutto dando per acquisito, sempre da parte di Acea, che le emissioni resteranno al di sotto dei limiti disposti per legge, assicurando il monitoraggio continuo che affianca quello dell’Arpa, dichiarando nel contempo la disponibilità ad adeguarsi ad eventuali tecniche migliorative e disposizioni restrittive.
“Le
valutazioni che l’Amministrazione comunale sta facendo sull’istanza
Acea e sulla situazione del ciclo dei rifiuti – scrivono il sindaco e
l’assessore – sono molto serie e approfondite.
abbiamo
evidenziato che la programmazione dei flussi di rifiuti stabilita nel
Piano Regionale dei rifiuti aggiornato al 2015, prevede uno scenario
diverso dal recupero energetico tramite termovalorizzazione diretta
in favore del recupero massimo di materia. Nell’ottica
dell’investimento su impianti che vadano in questa direzione, ASM
Terni ha presentato ad AURI, che si sta occupando della redazione del
piano d’ambito facendo valutazioni sui fabbisogni impiantistici di
nuova realizzazione, il progetto di un impianto che possa soddisfare
questo tipo di scelta. Un impianto che prevedrà trattamenti e
valorizzazione dei rifiuti urbani a valle della raccolta
differenziata, promuovendo così il potenziamento del segmento
impiantistico relativo al pretrattamento, avvio effettivo al
riciclaggio del materiale recuperato”.
“Nello scenario
descritto la Regione sarà vincolata dalla sua programmazione nel
concedere in autorizzazione rifiuti codice 19.12 provenienti dal
circuito dei rifiuti urbani e quindi il gestore potrebbe ottenere
esclusivamente un ulteriore codice di rifiuto speciale da incenerire
proveniente chissà da dove”. “Per questo – come detto –
invochiamo un atto di responsabilità da parte di ACEA nel ritiro
dell’istanza”.
Poi, però, se Acea non vuole aderire
alla richiesta faccia pure. Ma il sindaco e l’assessore avvertono che
“Se nonostante la nostra richiesta il procedimento dovesse comunque
continuare il Comune di Terni ha già chiesto tutte le integrazioni
di tipo tecnico necessarie e si esprimerà con i pareri di competenza
in ambito di urbanistica, edilizia e acustica riservandosi se
necessario di esercitare i poteri sanitari previsti dagli articoli
216-217 del RD 1934 in fase di istruttoria anche sulla base della
Valutazione di impatto sanitario VIS di competenza della azienda
USL”.
Per la cronaca la comunicazione del Comune arriva mentre è in corso il provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale presso la Regione Umbria. C’è stata già una prima riunione che si è conclusa, come riportato nel verbale, con il proponente (l’Acea) che ribadisce la propria “volontà di aderire alle previsioni del vigente piano regionale per la gestione dei rifiuti in merito alle misure di mitigazione ed alle indennità di disagio ambientale riferito alla quantità di rifiuto conferito e relativo ai volumi dei nuovi codici CER, sino a 30.000 tonnellate”, e con la richiesta che “tale tematica venga affrontata in sede di procedimento di Via coordinato Aia”. Il presidente della riunione ha concluso affermando che “si farà carico di rappresentare al Dirigente del servizio valutazione amniemtali, per le determinazioni di competenza, la tematica connessa alle misure di mitigazione e alle indennità di disagio ambientale”.
Insomma ci si sta addentrando in un meccanismo che appare complicati e tortuoso. E che andrà avanti per chissà quanto tempo, mentre le questioni dell’emergenza ambientale (e la connessione di queste con lo sviluppo e il lavoro) sono tema complesso e di primaria attualità, che andrebbe affrontato attraverso una valutazione globale ed un approfondimento, sereno, che coinvolga tutta la città.