Il sindaco Creonti: mano al portafogli e bilancio risanato

 

«Cento milioni? Ci penso io». Ferdinando Creonti, sindaco di Acquasparta, decise che per quell’anno, il 1974, il Comune non avrebbe avuto bisogno di chiedere un mutuo per ripianare il deficit. Nei primi anni Settanta del secolo scorso i Comuni italiani erano tutti in difficoltà finanziarie, tanto che un decreto stabilì che avrebbero potuto chiedere un mutuo per non chiudere il bilancio in passivo. Nel 1973 Acquasparta chiese 70 milioni di lire; nel ’74 ne servivano cento. Ci pensò appunto il sindaco Creonti. Che così chiudeva in bellezza la sua esperienza di amministratore. Alle elezioni del 1975 non si sarebbe candidato. Aveva già deciso.

Romano, classe 1907, Ferdinando Creonti si laureò in ingegneria. Scoppiata la guerra fu arruolato: colonnello di artiglieria. Era in servizio a Torino quando, nel 1943, fu firmato l’armistizio dell’8 settembre. Il giorno dopo si mise a disposizione del Comitato di Liberazione Nazionale del Piemonte. Badoglio gli affidò l’incarico di organizzare le formazioni partigiane del nord Italia e di essere l’ufficiale di collegamento tra queste e gli angloamericani.

Ferdinando Crenti sindaco di Acquasparta
Ferdinando Creonti

Fu proprio grazie all’intervento di Creonti che da parte dell’aviazione “Alleata” furono evitati massicci bombardamenti a Torino, il che consentì di salvare gran parte delle fabbriche, oltreché numerose vite. Sempre lui coordinò le azioni di guerra che portarono alla liberazione del Piemonte e fu personalmente in prima fila nelle operazioni per la liberazione di Torino. Avrebbe avuto l’opportunità di un avvenire politico,ma preferì diventare imprenditore. E fu un imprenditore di successo. Diventato titolare di diverse società, fu tra coloro che costruirono l’autostrada del Sole.
Aveva due passioni nel cuore Creonti: una dovuta al fatto da ragazzino aveva passato diverse estati a Casteldelmonte, piccolo centro sui monti Martani, sopra Acquasparta, dove quando per tutti era diventato “il miliardario Creonti” acquistò il castello trasformandolo in propria residenza per le vacanze. Casteldemonte gli faceva rivivere la spensieratezza dell’infanzia e dell’adolescenza. E per Casteldemonte fece molto, finanziando di tasca sua una serie di opere pubbliche che migliorarono la frazione. Per Casteldemonte ed Acquasparta dimenticò anche la propria decisione di non occuparsi della politica, nel modo in cui si occupa di politica un amministratore di un  piccolo Comune. Ed ecco allora “il miliardario Creonti” – come lo chiamavano – spesso in senso dispregiativo – gli oppositori in consiglio comunale, liberale, alla guida di una maggioranza che comprendeva democristiani e socialisti. All’opposizione rimaneva il solo Pci il quale, ovviamente, al sindaco miliardario non ne lasciava passare una, fino al punto che, pur annunciando voto favorevole  all’accettazione della donazione di cento milioni, specificò che riteneva comunque quell’operazione «un’elemosina sulla quale non si può basare l’operato di un’amministrazione». Fatto sta che quei soldi servirono per la costruzione del metanodotto, il recupero della vecchia sede municipale, il completamento del mattatoio, la rete dell’illuminazione pubblica, l’acquisto del terreno per il campo sportivo.
La sua seconda passione era il calcio. Fu per anni dirigente del Torino, ma poi sclse la Ternana di cui divenne il presidente-mecenate. Con lui i rossoverdi conquistarono la serie B. Quando furono promossi in serie A, nel 1973, il presidente non era più lui, ma Giorgio Taddei. Il portafogli di riferimento era però ancora quello di Creonti, che restava dietro le quinte.
A Terni ebbe molti consensi, per questo suo ruolo di mecenate della squadra rossoverde. Ad Acquasparta aveva amici e nemici. Scomparve nel 1997. A suo nome non c’è nemmeno una strada del capoluogo. Gli hanno intitolato – ma era il minimo – la piazzetta di Casteldelmonte. Lui, invece, ad Acquasparta continua a voler bene: la Fondazione Creonti continua a donare al Comune una cifra che s’aggira attorno ai 250 mila euro l’anno.

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