Il Covid, il sistema sanitario e la doccia fredda per Narni e Amelia

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L’Intervento

di GIOCONDO TALAMONTI*

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L’epidemia da Coronavirus della quale siamo oggi vittime, ci sta facendo comprendere il valore della salute della nostra collettività. Un concetto che è alla base dell’articolo 32 della nostra Costituzione, “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…”. I contagi salgono ancora, e sopra Giuseppe Conte volteggiano gli avvoltoi che lo vorrebbero sostituire per le inefficienze, e le restrizioni di questi giorni, senza pensare che la pandemia è difficilmente arginabile. Nell’attesa, si può solo contenerla. Il virus ha finito per evidenziare le carenze della sanità.

In un editoriale Cesare Damiano ci ricorda che: “…La pandemia da Covid-19 ha posto sotto i riflettori il nostro sistema sanitario Ne ha messo a dura prova l’efficienza e la resistenza in uno stato di crisi prolungato. Tutti abbiamo ammirato l’abnegazione e la grande capacità del personale medico e infermieristico del Servizio Sanitario Nazionale che ha operato, in molte situazioni, in condizioni tragiche. E, in questi giorni, lo ritroviamo in prima linea per la recrudescenza dei contagi…” ed ancora “…Dobbiamo partire dalla consapevolezza che è dovere di una società evoluta quello di difendere il proprio capitale umano. La Sanità è un elemento non solo di assistenza, ma anche un caposaldo dello sviluppo. Il benessere dei cittadini è un indicatore di stabilità sociale e di crescita economica…”

Parole sacrosante per promuovere la cultura della salute, i percorsi di educazione alla salute, e tutte le informazioni di cui ognuno ha bisogno per prendersi cura del proprio benessere giorno per giorno. Per salvare vite umane e migliorare la qualità di vita dei cittadini serve innanzitutto sostenere la prevenzione, assicurare servizi di base capillari, regolamentare durata e modalità dei ricoveri, informare e comunicare
con i cittadini. Investire in campagne di salute pubblica che non promettono risultati immediati ma assicurano un impatto più ampio e duraturo. Il Covid ci ha fatto riflettere sulla sanità specialmente in questo momento che il sistema sanitario è stato investito da una tempesta perfetta. È il momento di fare squadra, muovendoci su due binari uno pubblico, chiamato all’emergenza e all’eccellenza ed uno privato
complementare che non deve essere in competizione o in contrapposizione con quello pubblico, attraverso un’efficiente integrazione. Cioè bisogna puntare sul dialogo e sull’integrazione fra i due pilastri.

Gli investimenti in sanità troppo a lungo sono stati considerati un costo da tagliare, da contenere, da ridimensionare. Ovviamente non si vuole negare che ci siano state e ci siano ancora inefficienze e sprechi. Ma è passata, con il Covid, l’idea nell’opinione pubblica e nelle agende politiche, che il servizio sanitario nazionale fosse da sacrificare in nome della più efficiente sanità privata e che ogni intervento pubblico
fosse inefficiente, inadeguato, corrotto. Oggi siamo sempre più convinti che investire risorse sulla sanità pubblica sia un vantaggio per tutta la collettività. È necessario tornare a investire in risorse umane, strutture, servizi più vicini alla cittadinanza. Favorire la ricostituzione di una rete di servizi e, per quanto attiene al territorio ternano, procedere speditamente alla costruzione di due Ospedali integrati, uno a
Narni ed uno nuovo a Terni di alta specializzazione ed emergenza con sale di attesa accoglienti, spaziose e sicure e sale operatorie funzionali collegate fra loro e dotata dei necessari servizi, ivi comprese visite specialistiche (teleconsulto) che usino le nuove tecnologie.

Una doccia fredda però si è abbattuta su Narni e Amelia: il trasferimento all’ospedale di Spoleto degli anestesisti e del personale di sala operatoria per le difficoltà a reperire operatori specializzati a gestire la pandemia in quel territorio. Pur comprendendo la situazione emergenziale, l’atto costituisce una condanna, leggasi chiusura, delle strutture ospedaliere di Narni e Amelia, trasformate in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) (strutture residenziali destinate ad accogliere persone anziane non autosufficienti, per migliorarne i livelli di autonomia, promuoverne il benessere e a prevenire e curare le malattie croniche) con la perdita delle funzioni ospedaliere. Un presidio che si chiude ed un carico per l’Ospedale S. Maria di Terni già sotto pressione per la pandemia e per le liste di attesa.

Come Associazione “E. Berlinguer” chiediamo alle Istituzioni regionali, provinciali e comunali di rivedere la
scelta, in quanto non risolutiva del problema. Al contrario, essa ne crea ai territori di Narni, Amelia e Terni. L’Associazione “E. Berlinguer” esprime vicinanza al personale ed è a fianco di tutti coloro che difendono il presidio ospedaliero narnese e amerino. Qualcuno si è affrettato a dire che è una decisione provvisoria, ma sappiamo come vanno, in Italia, le cose provvisorie, durano anni.

*Presidente Ass. “E.Berlinguer” Terni