Quale lavoro svolgeva davvero, lo seppero tutti la mattina del 12 gennaio 1975. Quando la sua foto comparve sulle prime pagine dei quotidiani. La sua insieme a quella di altre tre o quattro persone. Il giorno prima, all’alba, erano stati arrestati. Violazione delle norme per il commercio di armi, era l’accusa. Quel pendolare era un intermediario per la vendita di strumenti di guerra: pistole e fucili, sì, ma soprattutto aerei Mirage, carri armati Tigre, missili terra aria, cannoni… Una cosa in grande.
I vicini di casa a San Rocco scoprirono così che quell’uomo dall’aria distinta, così “normale”, lavorava per la Mgm, stessa sigla della grande major del cinema,ma nel suo caso quella sigla aveva un altro significato: Materiali da Guerra, Modena. Il battage giornalistico durò diversi giorni, anche perché la Mgm faceva capo a noti esponenti dell’ultra destra. A sospettare possibili illeciti in un’attività legittima fu l’allora giudice istruttore Luciano Violante, nel quadro di un’indagine sui finanziatori dell’ultra destra. Come Chiocca-Sordi, Gian Marco Rogiani era l’intermediario per l’acquisto di armi tra i produttori e alcuni paesi dell’Africa. Un giro consistente di miliardi, anche se probabilmente a lui toccava solo una percentuale. Abbastanza alta da consentirgli, comunque, una vita comoda ed agiata, seppur non di lussi. La casa a San Rocco era stata acquistata all’asta, per otto milioni. A Terni aveva un solo amico, l’ingegner Chiappero, direttore dello iutificio Centurini. Se ne andò, trasferendosi con tutta la famiglia e di lui non si è mai più sentito parlare. Probabilmente non c’è mai stato un processo, perché nessuna norma penale era stata da lui violata.
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