Economia: luci e ombre nel bilancio della Camera di Commercio

ascensore camera commercio terni

IL TURISMO PROMETTE BENE. STAGNANTE IL NUMERO DELLE IMPRESE. iL PRESIDENTE FLAMINI: “L’UTILITA’ DI UNA PRESENZA PER LO SVILUPPO DI VOCAZIONI TERRITORIALI”

PRESIDENTE fLAMINI
Giuseppe Flamini, presidente della Camera di Commercio di Terni

“Il nostro osservatorio registra che “In dieci anni il numero complessivo delle imprese non si è modificato. Ciò che si è modificata è la struttura del sistema economico locale, a partire dal valore aggiunto prodotto dalle imprese, per continuare con forme di imprenditoria diverse rispetto a dieci anni fa”. E’ il primo commento del presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini, nel tracciare un bilancio dell’economia ternana riferito all’ultimo anno di attività. Lo dicono i dati resi noti dalla stessa Camera di Commercio: la provincia di Terni, con una popolazione di oltre 220.000 abitanti, (225.623 al 31 dicembre 2018) si caratterizza per una bassa propensione all’attività imprenditoriale. Al 31 dicembre 2018 sono 21.699 le imprese registrate con una densità media di 9,6 imprese ogni 100 abitanti (in un quadro regionale, la provincia di Perugia nello stesso periodo registra una densità imprenditoriale del 11,1). Volgendo lo sguardo ad altre province limitrofe, Terni si colloca in linea con Rieti (che ha un tasso del 9,7%) e molto distante da Viterbo che arriva quasi a 12 imprese ogni 100 abitanti.

Il sistema ternano mostra, comunque,  in assoluto una forte capacità di esportazione: è infatti una delle province italiane con il maggior grado di apertura ai mercati esteri: dato confermato anche su una analisi di lungo periodo. In dieci anni le esportazioni sono quasi raddoppiate. Le cifre: nel 2009 al primo semestre la provincia di Terni esportava quasi 430milioni di euro (429,604 milioni) al primo semestre del 2019 l’asticella è salita a 716,458 milioni di euro (fonte: Istat), e questo è un dato positivo anche se, in valore assoluto, c’è tuttavia da registrare una pesante contrazione in termini di flussi verso l’estero che si è registrata negli anni immediatamente precedenti, “ossia – spiega la Camera di Commercio – tra il 2007 e il 2009 quando la provincia di Terni ha praticamente dimezzato il valore delle esportazioni. Al primo semestre del 2007, l’export segnava quota 954,105, dopo due anni, il valore dell’export si ferma a 429,604 milioni di euro. Nel ripiegamento generale di quasi tutti i settori che caratterizza il biennio preso in considerazione, a spiccare è la caduta delle esportazioni legate ai metalli.  Al primo semestre del 2007 segnavano quota 695.041 migliaia di euro, dopo due anni, 220.461 migliaia di euro”.

“Tenuto conto delle difficoltà che riguardano ancora settori tradizionali, la Camera di commercio di Terni sta puntando, fra l’altro, – afferma il presidente Flamini – a valorizzare i nostri territori dal punto di vista turistico, con l’obiettivo di farli  conoscere meglio. Attraverso operazioni di marketing come il progetto “Terre di San Valentino” ci auguriamo di concorrere a ridare vitalità ad un’economia che risente anche del calo demografico che insiste sulla nostra provincia, ed in particolare sulla città di Terni”. E’ per questo che “Oggi – aggiunge il Presidente Flamini – credo che la salvaguardia della territorialità e dei suoi valori specifici debba essere la nuova chiave di sviluppo per il sostegno dell’economia locale, ed è per questo che il mantenimento dell’autonomia della Camera di Commercio della provincia di Terni, non è certo un rigurgito campanilistico; penso invece sia necessario rimettere al centro la questione fondamentale delle politiche di sviluppo locale in grado di farsi interpreti delle vocazioni territoriali”.

 Il turismo sembra essere tra i settori che potrebbero rivelarsi più promettenti. “ Indubbiamente, in valore assoluto i numeri sono lontani da quelli di altre città a vocazione turistica della regione, ma le ultime performance della provincia fanno ben sperare – sostiene la Camera di commercio – Se nel 2017 i flussi turistici sono stati fortemente penalizzati dagli effetti post sisma che hanno fatto diminuire le presenze nelle strutture turistiche in particolare di stranieri, (368.382 arrivi e 794.560) nel 2018 si è registrata una lieve ripresa con 398.870 e 863.475 presenze (fonte: Osservatorio regionale del Turismo) che tradotto vuol dire quasi il 9% in più in termini di pernottamenti e visite. I primi 7 mesi del 2019 sembrano confermare il trend positivo sia negli arrivi (224.152) che nelle presenze turistiche (481.617), di cui 103.950 arrivi solo nelle Terre di San Valentino  (ad esclusione pertanto del territorio orvietano) e 243.315 presenze. Un settore, quello legato al turismo, tradizionalmente in grado di dare opportunità occupazionali ai giovani, costretti sul territorio a fare i conti con un mercato del lavoro stagnante”.

I dati rilevati e riferiti all’occupazione dicono che sul versante dell’occupazione giovanile infatti, la situazione resta critica per la provincia di Terni. Se al 2009 il tasso di disoccupazione era al 7,3%, e quello giovanile (nella fascia d’età 15-29 anni) era al 21,3%, nel 2018 (ultimo dato Istat consolidato) il tasso di disoccupazione giovanile sale al 28,7%, quello complessivo al 9,8%. Tallone d’Achille della provincia resta ancora il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il dato relativo alle difficoltà di reperimento riguarda complessivamente il 32,2% delle assunzioni programmate (come emerge dall’ultimo Rapporto Excelsior aggiornato a dicembre 2019) ma che per alcune figure professionali, a più elevata specializzazione, la difficoltà di reperimento arriva addirittura al 64,9%, come nel caso degli operai specializzati nell’edilizia o degli operai metalmeccanici (57,1%). Tra le figure più richieste dalle aziende cuochi, camerieri, conduttori di mezzi di trasporto, e personale nei servizi di pulizia.

A completamento del quadro generale vanno riferiti altri dati rilevati. Al 30 settembre 2019 (ultimi dati aggiornati disponibili-fonte Registro Imprese) le imprese registrate in provincia sono 21.889, se si considerano anche le unità locali, il numero complessivo sale  a 27.007 unità, di cui il 20,92% artigiane. Dal 2009, l’artigianato ha perso quasi mille imprese. Tengono, tra il 2009 e il 2019,  le imprese a guida femminile:  5.892 al terzo trimestre 2009, 5.806 nel  2019. Il 50% dell’impresa femminile si concentra in agricoltura e commercio. In crescita gli imprenditori stranieri: 1.811 dieci anni fa, 2.583 nel 2019.