Covid l’Umbria resta arancione, ma con parecchi punti rossi da lunedì

SU 42 CAMPIONI SOSPETTI 18 CASI DI VARIANTE INGLESE E 12 DI BRASILIANA. POSITIVI 220 VACCINATI

La conferenza stampa sulla pandemia

Sono 18 i casi di variante inglese “sequenziati” in Umbria, 12 quelli di variante brasiliana. Il fatto è che, comunque, essi sono stati rintracciati tra i 42 campioni sospetti inoltrati per esami specifici al ministero. E’ stati spiegato, nel corso di una conferenza stampa della Regione Umbria susseguita a quella del Ministero della Salute (__>). Nell’occasione è stato ricordato che la variante inglese si distingue per la velocità di contagio (un Rt dello 0,8 superiore al coronavirus “doc”) ma contro di essa i vaccini mantengono nella loro interezza la loro efficacia. Nel caso della variante brasiliana, invece, c’è qualche vulnerabilità in più, in quanto il vaccino ha minori proprietà di bloccare il virus.

Stante la situazione di massima attenzione, comunque, la Regione Umbria resta zona arancione ma da lunedì si tingerà di rosso in più punti. Saranno infatti individuate le zone più delicate in cui si procederà ad assumere le decisioni legate allo status di zona rossa. Il che avverrà mediante ordinanze dei sindaci seppur contenute in una specie di “ordinanza quadro” della Presidente della Regione. Il tutto da lunedì 8 febbraio “quando la situazione nei vari Comuni sdarà stata monitorata”, ha spiegato la Presidente Tesei.

Provvedimenti per infittire i controlli saranno presi per l’ospedale di Perugia (dove sono i cluster della variante brasiliana) per ingressi e presenze nell’area ospedaliera, blocco delle assistenze, rinvio di tutte le prestazioni che saranno rinviabili.

Viene naturalmente raccomandato di osservare tutte le misure di prevenzione già note riguardo contatti e distanziamento, anche perché – come ha spiegato il direttore generale della sanità umbra dottor Dario -molto speso si abbassa la guardia dopo un tampone o un test antigenico negativo che invece certifica la non positività al momento e prima dell’esame, ma non fornisce ovviamente garanzie per il dopo. Perché – ha spiegato – c’è sempre un periodo di latenza del virus. Cosa dimostrata, ad esempio, dal fatto che siano positive 220 persone vaccinate: segno evidente – ha aggiunto il dottor Dario – di una latenza del virus che aveva colpito quei soggetti prima della vaccinazione ma non si era ancora manifestato.