Controcorrente/”Azienda ospedaliera unica? Sarebbe meglio”

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Yari Lupattelli

Yari Lupattelli, di “Agire con responsabilità”

“Non mi sembra così scandaloso che in Umbria si voglia procere alla fusione delle due  aziende ospedaliere di Perugia e Terni in una sola struttura con sede nel capoluogo regionale e a stretto contatto con l’Università”. Yari Lupattelli, presidente dell’impresa sociale “Agire con responsabilità”, il settore del welfare e quello della sanità li conosce bene, se non altro per il fatto che ci vive dentro.  Che entrambi questi settori si sviluppino in maniera armonica e efficiente è il suo sogno ed anche l’oggetto del suo impegno civico e politico.

Interviene proprio su uno degli argomenti di attualità scottante: appunto il dibattito sulla costituzione di una sola azienda ospedaliera umbra.

Al momento le aziende ospedaliere – come noto – in Umbria sono due, quelle di Perugia e di Terni. Azienda ospedaliera  – anche questo è noto – significa autonomia amministrativa, ma soprattutto sinergia con l’università e la ricerca e di conseguenza prestazioni di alta specialità. “Ha senso – dice Lupattelli – mantenere due strutture del genere inuna regione di  ottocentomila abitanti? Dooppie spese per dirigenti, per strutture… Guardiamo ad altri sistemi sanitari, ad esempio quello dell’Emilia Romagna che ha una sola azienda ospedaliera che funziona da hub. Le singole specialità sono poi decentrate in varie strutture sanitarie. O il modello veneto che proprio in tempo di pandemia ha mostrfato la sua efficienza”.

Evitare  doppioni, puntare sull’efficienza e sulla competenza. “Serve una medicina di prossimità – spiega Lupattelli – che vada oltre il sistema ospedale-centrico. Lo abbiamo visto con l‘emergenza Covid cosa è accaduto: i focolai più preoccupanti per dimensioni si sono avuti negli ospedali, intasati dai pazienti. Servono strutture che facciano da filtro, che evitino l’attruppamento cheal di là delle recente emergena, crea comunque problemi organizzativi e  porta , tra l’altro, alla conseguenza delle liste di attesa infinite”.

Il sistema sanitario umbro, quello che adesso si vuol rinnovare, prevede comunque un sistema di filtro, con un primo intervento da parte dei medici di base, una serie di strutture ospedaliere territoriali che si occupino dei casi per certi versi routinari e che riservino solo i casi complicati, quelli per cui necessitano alte specializzazioni, alle aziende ospedaliere. Questo concetto, una specie di medicina graduale, però non è recepito dagli assistiti: un piccolo taglio, una febbreimprovvisa, e si corre al pronto soccorso dell’azienda ospedaliera.

“Quello menzionato  sarebbe il modello – replica Lupattelli – ma purtroppo assistiamo ad episodi riconducibili ad una logica che io non esisto a definire aberrante: quella secondo cui tutto deve stare sotto casa e si assiste così a rinunce a visite specialistiche perché la prenotazione è stata fissata,  che e so…., all’ospedale di Foligno o di Orvieto. Sì, è vero. Ci sono ancne persone che non sanno come raggiungerli quegli  ospedali, perché magari sono anziani o non hanno un mezzo a disposizione. Ma allora perché non pevedere una specie di servizio taxi sanitario? Questo tipo di problemi potrebbe essere risolto”.

Nella sostanza: un’organizzazione più snella, con un decentramento delle specialità e un centro che “smisti” e indirizzi i pazienti oltre ad assicurare direttamente alcuni tipi di cura, e che sviluppi al massimo la ricerca valorizzando le alte professionalità. Ma anche contemporaneamente una diversa “cultura” dell’assistenza da parte dei pazienti che debbono entrare nel meccanismo.

“Più o meno è così – conclude Lupattelli – ed a quel punto a che servono due aziende ospedaliere? E’ chiaro che il centro organizzativo può, o deve, essere una solo”.