Colle Obito la sede giusta per un ospedale moderno e per la “Città della salute”

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L’Opinione

di DANILO STENTELLA*

Tony Garnier nel 1904 inviò all’Ecole des Beaux Arts di Parigi il progetto di una città industriale, ispirata a quella descritta da Zola in Travail, pubblicato tre anni prima. Nei disegni di Garnier la città preesistente era appena un modesto villaggio, sulle colline c’erano gli ospedali, i sanatori e le dighe delle centrali idroelettriche, in basso lo stabilimento metallurgico da un lato e dall’altro, in un pianoro sopraelevato, le villette, le scuole e i quartieri residenziali e al centro i servizi collettivi e il municipio. Una rappresentazione ideale che ricorda particolarmente la città di Temi, le sue acciaierie, i villaggi operai della zona di Campomicciolo , l’ospedale che in epoca recente è stato costruito sull’altura di Colle Obito.

In quella visione progettuale l urbs, la città fisica, si legava alla città morale, alla civitas, assegnando a ogni cittadino una quota di conformistica felicità , in una forma di arte della città che intendeva agevolare l a gestione dell’urbs e le differenze della civitas, esaltandole.

Poi è arrivata una interpretazione contemporanea della città, ridotta a un cumulo di anarchici progetti urbani, che non dipendono più dalla volontà di assicurare un habitat armonico alla comunità ma dagli interessi speculativi degli imprenditori immobiliari , è iniziato un tempo in cui g li architetti sono autorizzati a progettare qualunque insieme di edifici e piazze del quale abbiano ottenuto un incarico professionale.

Il risultato è davanti a noi , uno squallido fiorire di edifici residenziali alveare e centri commerciali, la maggior parte di questi ultimi già morti alla nascita a causa delle crisi economiche e del commercio elettronico. In questo tempo di inspiegabile declino del pensiero urbanistico e quindi dell’urbanistica si inserisce bene quel progetto di ricostruire ex novo l’ospedale di Terni nel bel mezzo della umida pianura di Maratta, caldissima in estate, su un’area di esondazione, persino limitrofa al mortifero inceneritore, altra opera anacronistica la cui realizzazione è colpa (usiamo il termine appropriato) di una scellerata classe politica da seconda repubblica .

In pratica l’ospedale di Colle Obito secondo questo discutibile orientamento, ormai un po’ datato e bisognoso di costose manutenzioni, pensato nel 1951 dal presidente del vecchio ospedale dell’Annunziata, il democristiano Poliuto Chiappini, andrebbe semplicemente smantellato, anche perché oltre ad essere uno dei più anziani dell’Umbria si troverebbe lontano dalle principali vie di comunicazione. Immaginate se in metropoli della dimensione di Roma o Milano si dovessero soffermare su certi pensierini da terza elementare, dovrebbero ricostruire tutti i nosocomi rispettivamente fuori dal raccordo anulare e dalla circonvallazione esterna. Senza contare che dallo svincolo di Ponte Le Cave al nostro ospedale ci sono soltanto circa 3 km stradali, una distanza da paesino di provincia .

La questione è particolarmente meritevole di riflessione. Riflessione sulla capacità di queste classi politiche di progettare la città in cui viviamo, se pensiamo che da pochi anni in un’area limitrofa al nostro ospedale è stata realizzata una bella e costosa (una ventina di milioni di euro) sede della Facoltà di Medicina dell’Università di Perugia e un attrezzatissimo, seppure al momento inutilizzato, centro per le cellule staminali, che in caso di trasferimento della sede ospedaliera dovrebbero essere spostati, mentre a Colle Obito ci sono tutti gli spazi necessari per ampliare l’ospedale e adeguare strutturalmente l’esistente, realizzando finalmente la cittadella della salute, i suoi parcheggi interrati e, perché no, alloggi per la ricettività dei familiari dei pazienti che vengono da fuori regione. In quell’area potrebbe trovare nuova sede anche la USL Umbria 2, che attualmente paga poco meno di un milione di euro di canone di locazione a una società privata per l ’edificio di Via Bramante.

*Direttore del Centro Studi Politici e Sociali “F. M. Malfatti”