Un colonnino a piede pagina. L’iniziativa non suscitava grande interesse, probabilmente. Tanto è vero che la direzione del Festival aveva acquistato spazi pubblicitari sui maggiori quotidiani. «Spoleto, Festival dei Due Mondi – c’era scritto in grande – dal 5 al 29 giugno spettacoli lirici, di prosa, balletti, concerti, mostre d’arte figurativa, retrospettiva cinematografica». Poi alcune indicazioni “pratiche”: «Per riserve di alloggi rivolgersi all’Azienda Autonoma Cura e Soggiorno di Spoleto, oppure a Chiari–Sommariva spa, agenzie di Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo».
A organizzare il tutto era la “Festival Foundation Inc.”, organizzazione a scopi culturali nata nel 1956 per iniziativa del maestro Giancarlo Menotti. Spoleto fu scelta come sede dopo una laboriosa ricerca. Serviva «una città ove l’aura artistica della manifestazione potesse essere preservata da ogni elemento disturbatore… ove il pubblico si possa recare unicamente per godere l’arte». Spoleto fu giudicato il luogo ideale, per essere «centro di antichissima storia, severo, raccolto, senza svaghi mondani e ancora immune nella sua parte antica dalle chiassose brutture che infestano gran parte del mondo».
C’era però bisogno d’interventi: si recuperarono due teatri, il teatro Nuovo (allora indicato come Opera House) e il Melisso che era un piccolo cinema. Si ristrutturarono e adattarono antichi palazzi per mostre e rassegne.. Persino i lampioni, con lampade al neon, furono sostituiti con vecchi fanali scovati in un magazzino comunale.
Si cominciò con una rappresentazione del Macbeth “da paura”: Luchino Visconti il regista, Piero Tosi lo scenografo, Thomas Schippers il direttore d’orchestra.
Dopo quella prima sera non ci fu più bisogno di comprare spazi pubblicitari sui giornali.
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