Relazione che è servita, per l’intanto, a richiamare una serie di problemi ormai acclarati ma che in qualche modo vanno affrontati con determinazione e tempestività. O almeno che ci si provi: “Torna il tema dell’uguaglianza e della ridistribuzione della ricchezza. Precarietà, negazione della libertà, riduzione dei diritti, frammentazione del mondo del lavoro, sono stati gli effetti delle politiche messe in campo per affrontare la globalizzazione”, ha affermato Romanelli.
Oggi invece, come ha sottolineato Romanelli, “la precarietà in particolare tra le giovani generazioni ha favorito troppo spesso risposte individuali in un clima di paure, di sfiducia”, e di competitività esasperata, si potrebbe aggiungere.
Sparpagliati, quindi. Ma sparpagliati i lavoratori non riescono ad influenzare la vita sociale e politica.
E a Terni? Quale scenario si presenta davanti a questa Cgil, ma anche agli altri sindacati storici? “Le trasformazioni nel campo economico, sociale e politico hanno reso tutti più incerti e più distanti dai luoghi di lavoro dove si assumono decisioni –ha spiegato Romanelli – Questo virus della sfiducia va debellato attraverso la ricostruzione della partecipazione e della responsabilità”. Da qui un appello ai corpi intermedi, il cui apporto è “fondamentale nel confronto e nella costruzione del Governo, è l’antidoto contro la deriva decisionista di chi sempre più scambia comando con governo”.
In un momento ed in un territorio che nel primo semestre del 2018 ha visto moltiplicarsi rapporti di lavoro poveri e precari (solo il venti per cento delle assunzioni è stato a tempo indeterminato). Un dato che aggiunto a quello secondo cui le imprese registrate alla Camera di commercio sono scese a meno di diciannovemila – “fatto mai determinatosi nel Ternano” ha chiosato Romanelli – bastano già a dare un’immagine preoccupante. “Risorse, progetti e sostegno sono le condizioni preliminari per rilanciare una nuova fase del nostro territorio”, afferma la Cgil, e cita come dato positivo l’attivazione degli strumenti legati al riconoscimento di “Area di crisi complessa”. “Come rimaniamo convinti – ha ribadito il segretario – della necessità di promuovere un’attiva collaborazione delle Fondazioni Casse di Risparmio con gli Istituti Regionali che operano nell’innovazione e nella ricerca”.
Ma in certi circoli sempre più chiusi basta la parola innovazione a far venire l’orticaria.