Ceselli, importante crocevia nel Ducato di Spoleto

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Una ventina di anni fa, lì, c’erano un distributore di benzina e un bar. Adesso il bar è una saracinesca chiusa, e del distributore non rimane che un piccolo slargo, sulla curva. Una delle mille curve della statale Valnerina, paradiso per i ciclisti in cerca di un itinerario suggestivo e non troppo difficile, e per i motociclisti. A Ceselli, un bar non c’è. Nonostante che, quel gruppo di case vicino alla strada, a essere precisi si chiami “Osteria di Ceselli”. Per entrare in paese, dalla statale, bisogna svoltare a sinistra, percorrere qualche centinaio di metri e, ancora sulla sinistra, si trova l’indicazione: centro storico.
Un agglomerato di costruzioni antiche, tra cui spicca la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo, col suo campanile ricavato a suo tempo trasformando una torre poligonale. In alto, rispetto all’”Osteria” dove si concentra la gran parte dei circa 130 residenti ufficiali. Lì ci sono i tavoli, di quelli utilizzati per le sagre, ma l’impressione è che quella sia un’installazione permanente. Pare più che altro un luogo d’incontro, la piazza: donne che chiacchierano del più e del meno; anziani e non che giocano a briscola e tresette. In disparte tre – quattro ragazzi conversano stando seduti in sella al motorino. «Per far qualcosa? Andiamo a Scheggino o a Sant’Anatolia». La sera si va a Spoleto, a volte. Spoleto, l’antica capitale di queste zone. I Ceselli erano vassalli del Duca. Chissà se il borgo prende il nome da loro o loro l’hanno preso dal borgo? Fattostà che Ceselli fu, anche, l’avamposto a difesa del feudo di San Pietro in Valle, che ora è territorio di Ferentillo, e perciò di Terni, un’altra provincia.
Il confine è segnalato, a lato della statale, solo qualche centinaio di metri prima di arrivare a Ceselli. Da Macenano, frazione di Ferentillo, a Ceselli, frazione di Scheggino, è un susseguirsi di curve e controcurve, la passione di tanti motociclisti. «Specie di domenica – racconta una ragazza di una trentina d’anni – è tutto un susseguirsi di moto rombanti. Vengono da Roma a sfogarsi qui. C’è persino chi giunto oltre Ceselli, torna indietro per ripercorrere la strada già fatta».
Quasi un carosello, specie verso le 11, quando, a rompere un silenzio d’altri tempi, arrivano i motociclisti provenienti dalla zona di Roma. Impegnati nella loro performance, non s’interessano per niente alla singolarità del posto. Lì, in poche migliaia di metri quadrati c’è una decina delle centinaia di chiese della Valnerina. Tre solo a Ceselli: oltre alla parrocchiale ci sono i resti del tempio dedicato a San Sabino, un santo che ebbe larga venerazione nell’Italia centrale e che fu vescovo di Spoleto: vicino alla chiesa di San Sabino si trova il cimitero che, ampliato, l’ha quasi del tutto inglobata. Non è stato un bene perché i lavori di ampliamento, fatti una quarantina di anni fa, hanno lasciato fuori del terreno le fondamenta dell’abside. La terza chiesa sta poco oltre Osteria di Ceselli, è una piccola costruzione romanica dedicata a San Vito; dalla strada si raggiunge su una “scalinata” scavata nel terreno. Era un luogo di grande transito, Osteria di Ceselli. Lì s’incrociavano l’antica strada Valnerina in sponda sinistra del Nera, quella che da San Pietro in Valle conduceva a Scheggino e oltre, e infine il percorso montano che da Spoleto, oltrepassato Monteluco scendeva verso il fiume per poi risalire e dirigere verso Monteleone e le sue miniere di ferro.
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