“Cassambò” sponsor dello sport ternano

Cassian Bon

«E cchi sso’ io, Cassambò?». Rispondevano così, i ternani, quando si vedevano chiedere cifre esagerate per un acquisto o protestavano con la moglie per una gestione poco oculata del portafogli familiare. Nell’immaginario collettivo, a Terni, «Cassambò» era come Paperon de’ Paperoni. In effetti,

Cassian Bon, a Terni – ma non solo – fu imprenditore di grande successo: prima la Fonderia, poi le acciaierie che si sono sviluppate o sono nate proprio su sua iniziativa.

Eppure oggi, a parte quella breve via che collega Piazza Tacito a via Primo Maggio, non c’è niente, a Terni, che ricordi Cassian Bon. Niente che sia stato fatto su iniziativa pubblica o – se si vuole – ufficiale. Potrebbe sembrare quasi dimenticato un personaggio che, bene o male, un segno l’ha lasciato. E che segno!
Si può dire, però, che una “pezza” qualcuno ce l’ha messa. Su una facciata di una piccola casa di Sant’Agnese, a suo tempo quartiere tra i più popolari a Terni c’è una lapide con tanto di ritratto in bronzo dedicata proprio a lui. Iniziativa privata, a ben guardare, tanto è vero che a volere quella lapide, nel 1924, fu la società sportiva “Cassian Bon” che era sorta proprio negli anni in cui lo sport a Terni stava organizzandosi e di cui, verosimilmente, Bon fu lo “sponsor” principale.

Cassian Bon

Il nome di battesimo, Cassian, sul marmo è diventato Cassiano. Sarà sembrato più italiano… «A Cassiano Bon _ recita la lapide _ precursore ed iniziatore di Terni industriale», nato a Liegi il 13 ottobre 1842 e morto a Terni il 13 novembre 1921. «Mostrò in vita col cuore coll’ingegno e coll’opera quanto possa amarsi una patria di adozione. Raro e purissimo esempio di vera solidarietà umana». Quindi la firma di chi volle l’iniziativa: «La società sportiva che dal suo nome s’intitola per tutti gli interamnati riconoscenti». La data è quella dell’11 maggio 1924. Frasi “classiche”: da lapide appunto. Cassian Bon, ingegnere belga, figlio di un avvocato nato in Francia e di una donna fiamminga, lavorava per la ditta belga di Leopold de la Vallée Poussin, che divenne in Italia la “Compagnia generale delle condotte d’acqua”, con un’importante sede a Roma, dove il giovane ingegnere si trasferì, tanto più che poteva contare – sembra – anche sui buoni uffici di un parente “in alto” in Vaticano.
A Roma avviò l’attività di imprenditore sulla spinta della gran quantità di opere pubbliche che si realizzavano nel periodo a callo tra l800 e il ‘900. Ben presto planò in Umbria: prima a Perugia, poi a Terni, dove rilevò la Fonderia Lucovich, e avviò stretti rapporti con Vincenzo Stefano Breda che a Terni, quale presidente della Società Veneta per le Imprese e le Costruzioni Pubbliche, aveva non pochi interessi, ed era proprietario di diversi appezzamenti di terreno appena fuori delle mura cittadine.
Dal sodalizio Bon-Breda e con l’interessamento del ministro della Marina Benedetto Brin nacque la Saffat: la “Terni”.
Bon non si fermò all’industria, e provò anche ad impegnarsi nel settore edile presentando un piano di costruzioni per la zona di Camporeale. Ma non ci azzeccò, quella volta, perché, il piano fu respinto dal Comune. Cassian Bon ha dovuto accontentarsi di mettercelo, sì, il suo nome “in Camporeale”, ma solo su una targa stradale.

“Cassambò” sponsor dello sport ternano

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