Amelia, il ricordo del vescovo Lojali e la causa di Beatificazione

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Domenica 10 marzo nella concattedrale di Amelia si è tenuta la celebrazione della Stazione quaresimale, presieduta dal vescovo Piemontese, per la vicaria di Amelia e Valle Teverina, nel  ricordo di mons. Vincenzo Lojali nel 53° anniversario della morte. Nel ricordo di mons. Vincenzo Lojali due erano le celebrazioni in programma nella Concattedrale di Amelia, al mattino la partecipazione degli ex alunni del Seminario amerino e nel pomeriggio la Stazione quaresimale.

Mentre prosegue la fase romana della Causa di Beatificazione, con la redazione della “Positio” sulle virtù e la fama di santità da sottoporre alla Congregazione delle Cause dei Santi, l’anniversario della morte di Mons. Lojali è stata occasione per approfondire e diffondere la sua fama di santità.  Per questo è stato costituito un Comitato intervicariale per programmare e sostenere iniziative finalizzate a far conoscere la figura del “Vescovo Buono”, che a distanza di anni è quanto mai attuale e che ha incarnato i tratti evangelici del pastore di anime,in perfetta sintonia con i temi portanti del Pontificato di Papa Francesco.

Mons. Vincenzo Lojali, ultimo vescovo di Amelia, resse la più piccola diocesi d’Italia per 28 anni, prima che la stessa fosse unita a quella di Terni e Narni. Nel piccolo centro dell’Umbria, dove mons. Lojali nel 1938 divenne il più giovane vescovo d’Italia, si sentiva forte il suo carisma pastorale e la vivacità creativa di un episcopato inventato giorno dopo giorno, improntato alla massima attenzione ai bisognosi, alle famiglie e ai sacerdoti, dando vivo esempio di carità e santità di vita. Amò tutti indistintamente con cuore di padre, prediligendo in particolare le anime consacrate per le quali coltivava una profonda venerazione.

A cinquantatre anni dalla morte, avvenuta il 14 marzo 1966, ancora vivo è il suo ricordo, come un “maestro di vita e guida spirituale”, così lo ricordano gli ex alunni del vecchio seminario di Amelia, sacerdoti e laici. L’amore fu il criterio della sua azione pastorale, per la crescita di una comunità che sempre lo ha  venerato per la sua amabilità. Le numerose iniziative pastorali, le opere realizzate nel campo della catechesi, il fiorire in quel tempo di istituti religiosi, recano ancora la sua impronta. «Il cristiano, lungi dal conformismo – sosteneva mons. Lojali – deve richiamare la vita evangelica come direttiva fondamentale, fuggire dal realismo materialistico che rigetta l’esistenza della realtà spirituale, e il relativismo che appiattisce e uniforma  i valori morali nel calderone di un inevitabile indifferentismo».

Gli ultimi anni di episcopato di mons. Lojali furono quelli caratterizzati dal Concilio Vaticano II e dallo spirito di rinnovamento che ne è scaturito per la chiesa. «La comunità ecclesiale deve assorbire una coscienza post conciliare, che è spirito eroico, tensione alla santità, crescita interiore impostata su solidi principi morali» era solito ripetere ai suoi studenti mons. Loiali.