A Terni e provincia solo 132 aziende restano in lockdown: lo 0,4 per cento

A Terni e provincia sono 26.687 le aziende che possono riaprire la loro attività in base alle regole stabilite per la fase 2 dell’emergenza Covid. Si tratta della quasi totalità del sistema. Sono infatti solo 132 che restano in lockdown, pari allo 0,4% delle imprese attive, di cui 82 localizzate sul territorio comunale e 50 nel resto della provincia. I dati sono diffusi dalla Camera di Commercio di Terni.

Ancora ferme restano infatti le società operanti nei settori “ricreativo e divertimento” (principalmente società sportive, in totale 83 sul territorio provinciale), centri termali e benessere (7) , sale giochi e scommesse (17) cinema (6), società che gestiscono spettacoli, rappresentazioni teatrali o artistiche in genere (3) le attività sportive, comprese palestre (16).

Con il DPCM del 17 maggio 2020, il numero delle aziende che non possono riaprire si è dunque ridotto drasticamente in provincia di Terni, cosi come nel resto del territorio nazionale. Basti pensare che al 4 maggio a Terni ancora il 15% del sistema produttivo era con le saracinesche abbassate, pari a oltre quattromila imprese.

Via libera dunque a ristoranti (724 in tutta la provincia), parrucchiere ed estetiste (753) bar (85) e alberghi (120), negozi di abbigliamento (203). Pronti alla ripartenza anche agenzie di viaggio e tour operator (44).

“Tra i settori più colpiti dalla conseguenze della pandemia c’è quello del turismo, che forse dovrà attendere il 3 giugno, giorno in cui riapriranno i confini tra le regioni per poter riavviare effettivamente la propria attività – commenta il presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini – Noi ci auguriamo che la nostra provincia, con le sue meravigliose Terre di San Valentino, brand che come Camera di Commercio stiamo
promuovendo da tempo insieme alle altre istituzioni possa rappresentare la metà ideale per i turisti dell’estate 2020, con i suoi piccoli borghi, le numerose attività all’aria aperta che può offrire e le proposte enogastronomiche in grado di competere con territori turisticamente più consolidati”.