A-SOCIAL/ Stivaloni, fez, ciminiere delle fabbriche e camini spenti

L’assessore al personale del Comune di Terni è riuscita in una grande impresa: ha fatto di tutti i dipendenti (ma ci sono sempre le eccezioni di coloro che finalmente si sono liberati della cappa che sopportavano fin dal giorno dell’assunzione) un unico blocco compatto, una macchina da guerra, una forza coesa: in un modo o nell’altro è riuscita a far incacchiare tutti, perfino certi precari che stanno a lavorare alle dipendenze del Municipio da quindici anni. Loro vanno anche capiti, datosi che oltretutto vivono una condizione da esaurimento nervoso associata ad una crisi d’identità devastante. Perché lavorando da quindici anni nello stesso posto si pongono il problema: ma davvero io sono precario? Comunque sia, la macchina va. E ancora non è niente. L’intenzione, infatti, è di prendere alcuni tecnici amministrativi dall’esercito e metterli negli uffici più delicati. Siamo già agli stivaloni e al grigio-verde. Prossimamente: il fez!
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La giunta comunale ternana ha dato l’altolà all’Ast. Ed è giusto che la fabbrica, seppur di basilare importanza per l’economia ternana, non dimentichi mai che la questione ambientale della “conca” è complicata. Altolà pure all’Acea che vorrebbe modificare la qualità dei rifiuti bruciati in quel termovalorizzatore (bella parola, ma sempre di un inceneritore si tratta), ed è giusto che nemmeno da Maratta vengano elementi inquinanti. Che ci sia un polo chimico nel centro cittadino non sembra accorgersene nessuno, forse si aspetta la “botta” così come siamo abituati a vedere in Italia. “Sci vabbé Cesira mia. Qui bisogna fassene ‘na raggione. A Terni, oltre all’automobbili, a inquina’ forte semo l’acciajeria, l’aceaderoma e noiandri: spegnemo ‘nbo’ stu camminu!”.
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Una rinascita, un fiorir d’idee e di novità. Adesso il Comune di Terni rinnoverà la consulta degli immigrati. Sì, a Terni c’è da tempo anche se non se ne è mai accorto nessuno. A volte manco quelli che ne facevano parte. Ma ora cambierà tutto: perché la consulta degli immigrati sarà tutta rinnovata e ci saranno pure i rappresentanti della categoria “ibrida”, ossia quegli italiani figli di stranieri che saranno fortunati un domani. Quando? Ma tra quindici anni, se tutto gli va bene: tra quindici anni potrebbero avere la cittadinanza italiana pure loro che parlano romano, siciliano o napoletano (a Terni c’è pure un “extraterrestre” che parla perugino), e tra quindici anni, stando alle nuove idee, potranno addirittura entrare in graduatoria per avere una casa popolare. Italiani e in graduatoria per una casa popolare, mentre per il lavoro… beh ci sarà ancora da aspettare, tanto è vero che mica sono sicuri che valga la pena starsene bloccati per quindici anni a Terni per poi stare come adesso!
L’iniziativa dell’assessore comunale al welfare (?) gode comunque di un importante appoggio:  “Esprimo soddisfazione per una scelta responsabile e seria”, ha detto, infatti, il presidente del consiglio comunale mentre si sedeva al suo solito posto davanti al camino (ma spento, eh!) dell’aula consiliare di palazzo Spada.
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Giovanni Schicchi

A-Social è un rubrica pubblicata in contemporanea 
con Il Fermaglio, settimanale on line 
dell'Associazione Berlinguer" di Terni