M5S e la Cascata: “Non vogliamo chiudere le centrali idroelettriche”

In relazione all’articolo “Cascata delle Marmore, proposta shock dei Cinquestelle” si chiede cortese rettifica: nessuno ha mai sostenuto di chiudere le centrali idroelettriche! La invito a trovare una sola parola in merito da parte del sottoscritto e del nostro Gruppo.
Si è invece ribadita la necessità di costruire le condizioni politiche affinché società pubbliche locali/regionali, con una forte partnership nazionale, partecipino alle future gare per l’assegnazione delle concessioni.
L’Italia è infatti sotto procedura di infrazione europea, perché continua ad assentire proroghe al riguardo (tutte le concessioni di grande derivazione scadranno comunque entro il 2029), ma la normativa internazionale impone gare che, a questo punto, arriveranno: meglio trovarsi pronti, così da generare per svariati decenni una pingue rendita idroelettrica a vantaggio dei ternani. Lei mi insegna che lo esigeva, già all’epoca, Elia Rossi Passavanti; e che, poco prima della nazionalizzazione ENEL del ’62, lo chiedevano svariati politici locali. Poi il vuoto.
Peraltro, Valle d’Aosta e Trentino AA, passando per la Lombardia, hanno già investito direttamente nel settore, con grandi benefici per le comunità locali.
Quanto all’auspicabile riapertura (ipoteticamente regimentata tra 5 e 15 mc/sec) della Cascata: non c’entra tecnicamente nulla con il funzionamento delle centrali, considerando pure la sovrabbondanza di acque del sovrastante bacino Salto-Turano-Velino-Medio Nera (mediamente attorno a 100 mc/sec). Le centrali lavorano sempre!
L’apertura regimentata sarebbe peraltro già imposta da normative sovranazionali, legate ai deflussi minimi vitali, individuato dai tecnici in c.a 5 mc/sec per l’ultima tratta del Velino che si getta nel Nera -deflussi minimi che qui non vengono rispettati per evidenti fini speculativi.
Inoltre, già oggi, le centrali vengono sospinte alla massima potenza quasi esclusivamente sulla base della proiezione dei valori nel mercato dell’energia: il bacino del Lago di Piediluco, fungendo da bacino di carico, viene velocemente svuotato, quando i concessionari intravedono i migliori guadagni.
Un fatto che prosegue legittimamente ogni giorno, ma prescindendo totalmente dalle conseguenze sugli immobili collocati sulle sponde del lago, già oggi disastrati (la invito a farci un salto) o a forte rischio dissesto.
Andrea Liberati, consigliere regionale M5S
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E’ vero, Andrea Liberati non ha detto neanche una parola sulla chiusura delle centrali. E infatti non gli è stata attribuita alcuna affermazione in tal senso. Nell’articolo di cui il consigliere regionale dei Cinquestelle chiede rettifica, di chiusura si parla come deduzione paradossale dell’articolista. Appare d’altra parte necessario che se si vuole che la Cascata delle Marmore non funzioni più ad ore ma a “tempo pieno”, a qualcosa sarà necessario rinunciare, a prescindere dalle ottimistiche considerazioni sulla sovrabbondanza d’acqua nel bacino del Velino. Il sistema idroelettrico Nera-Velino funziona come un orologio a rubini: togliere un rubino può non portare alcuna conseguenza al funzionamento dell’orologio, ma potrebbe, nel contempo, anche comprometterne il funzionamento. Se poi, per restare nell’allegoria, l’orologio è svizzero o made in Terni poco conta.
Altro è il discorso sullo sfruttamento di una risorsa che è della collettività. La stessa che basò gran parte delle proprie speranze in un futuro migliore proprio nella disponibilità dell’”oro bianco”, l’acqua da usare come forza motrice. Per attirare l’industria si fu, forse, troppo di manica larga e si concesse troppo a imprese che oggi si sono “verticalizzate” in multinazionali. E’ un sistema che è difficile rompere, molto difficile. E ne seppe qualcosa proprio Elia Rossi Passavanti che, nel momento in cui puntò i piedi per ottenere maggiori indennizzi, si trovò schiacciato nella morsa politico-monopolista (Mussolini e Bocciardo, per dirla più chiara), al punto di vedere definitivamente compromessa una carriera politica che si annunciava radiosa.
Ciò non toglie che, parlando da cittadini di questo territorio che tanto ha pagato e paga per la presenza delle industriale (ma parecchio ha anche ottenuto seppur con sacrificio e duro lavoro), se l’utilizzo del “nostro petrolio” fosse anche in mano alla collettività ternana non dispiacerebbe. Se c’è chi se la sente ben venga. Ma si ricordi di Passavanti.

w.p.