24 ottobre 1953: l’accordo sui tremila licenziati dalla “Terni”

24 ottobre 1953 – L’incontro andò avanti per 22 ore filate, ma alla fine l’accordo si trovò e alle 4 del pomeriggio del 24 ottobre 1953, poteva dirsi conclusa la lunga, aspra vertenza riguardante il licenziamento di duemila lavoratori della società “Terni”. La riunione era stata convocata per il giorno 23; rappresentanti della Terni e quelli del sindacato si incontrarono al Ministero del Lavoro, sotto la presidenza del sottosegretario Del Bo.

Questi i punti principali dell’accordo sottoscritto: intanto le lettere di licenziamento venivano in pratica ritirate come tali in quanto sarebbero state considerate come sospensioni dal lavoro per un periodo di tre mesi. Tutti i lavoratori della “Terni” avrebbero potuto presentare domanda di dimissioni volontarie. Ai dimissionari sarebbe stato assegnato un complemento di 220 mila lire in aggiunta alla liquidazione. Su domanda della “Terni”, i lavoratori sospesi con lettera (quella che era di licenziamento) del 16 ottobre avrebbero potuto partecipare, se così intendevano fare, a corsi aziendali di riqualificazione della durata di tre mesi a decorrere dal 16 ottobre. Concluso il periodo di sospensione, e cioè nella seconda metà di gennaio del 1954 le parti si sarebbero incontrate per un esame della situazione.

1953
Duemila famiglie ternane si videro recapitare la raccomandata di licenziamento

Si sarebbe tenuta  una nuova riunione al Ministero del Lavoro che si accollava l’onere di discutere coi sindacati la possibilità di avviare  lavoratori sospesi ad altre attività, esterne all’azienda, e comunque la Terni avrebbe promosso corsi di riqualificazione per altri mesi a vantaggio dei lavoratori non rioccupati. C’era in piedi anche la questione dei settecento operai licenziati il 12 dicembre del 1952: a loro la “Terni” avrebbe corrisposto una cifra a forfait di quarantamila lire. La società si impegnava inoltre ad assumere cento apprendisti entro il 31 dicembre del 1953, preferibilmente figli di operai sospesi e licenziati.

1953Nello stesso tempo sarebbero stati avviati con massima sollecitudine i lavori relativi all’attuazione del programma di “sistemazione tecnica” dello stabilimento siderurgico, secondo il piano a suo tempo predisposto, il quale consisteva essenzialmente in una ristrutturazione piuttosto profonda, la stessa che aveva portati a ricalcolare l’organico necessario individuando quasi tremila dipendenti di troppo. Si trattava di un investimento per quattro miliardi di lire che avrebbe comportato la concentrazione dell’acciaieria dei relativi forni elettrici e delle officine meccaniche; nella sistemazione della fonderia getti di acciaio a mano; nel completamento dell’impianto per la fabbricazione di lamierini magnetici nel’avvio della produzione di stampati di piccolo e medio peso.

Per parte sua il Governo ottenne dall’Iri l’impegno di “riciclare” i lavoratori della Terni nei lavori del secondo salto del Recentino, operazione che avrebbe assorbito circa 935 mila giornate lavorative con un’occupazione che nel periodo di massimo impegno avrebbe raggiunto all’incirca le duemila unità. Si assicurava, in maniera più che ottimistica che i lavori di Recentino) con una spesa di oltre dieci miliardi di lire) sarebbero stati avviati prima della fine del 1953, cui mancavano poco più di due mesi. Pochi se si considera che l’Iri stava ancora approntando i finanziamenti. Per parte sua il ministero del lavoro assicurò tutto il proprio impegno affinché le ditte appaltatrici dei lavori di Recentino, nelle assunzioni, dessero la preferenza ai lavoratori per i quali “la Società Terni – si disse – ha preventivato l’alleggerimento”.

Alleggerimenti, sospensioni: fattostà che Tenri perse tremila posti di lavoro in quel frangente. I contenuti dell’accordo, per i lavoratori, prevedevano più che altro quelli che oggi chiamaremmo “ammortizzatori sociali” che si estrinsecavano in un rinvio del problema.

 

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Le immagini sono tratte dal catalogo della mostra promossa
dall'Icsim "I licenziati di Terni 1952-53, Crisi 
e ristrutturazione della siderurgia negli anni 50"